Nuova edizione - N° 145 del 26 aprile 2011
I professionisti della comunicazione pubblica

Lunedì 18 aprile è stata una giornata importante per la comunicazione pubblica e per tutti coloro che credono necessario e si impegnano per un reale cambiamento degli apparati pubblici.
I comunicatori pubblici iscritti all'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale, hanno tenuto a Roma la loro annuale Assemblea nazionale dedicata allo stato della comunicazione, alla situazione sul territorio e alla vita associativa.
L'appuntamento di quest'anno era particolarmente importante per diversi motivi: era l'Assemblea in cui si rinnovavano le cariche direttive sino al 2014, era la prima grande occasione per una riflessione comune a pochi mesi dal ventesimo anniversario della nostra Associazione, era il momento di un bilancio degli ultimi tre anni di attività del nostro gruppo dirigente.

Di questa giornata, il nostro sito e un numero speciale della nostra rivista riporteranno le fasi salienti, le votazioni e i documenti adottati consentendo così a tutti di poter conoscere ed essere informati senza ricorrere a nessun tipo di dietrologie.
Mi sia quindi permesso di usare questo spazio libero per ricordare a tutti noi che il filo conduttore che domani, molto più di oggi e di ieri, dovrà mantenere unito il nostro movimento e aprirci ancora di più alla collaborazione con gli altri, si chiama professione.
Una professione capace di essere tale perché, liberata dalle appartenenze, dovrà garantire le competenze.
Professione che nel nostro caso non potrà essere autocertificata ma dovrà assumere le forme di un riconoscimento giuridico-formale, di una competenza riconosciuta, di una area contrattuale definita.

Punto di partenza è e rimane una preventiva e realistica valutazione dell'attuale stato della comunicazione pubblica nel nostro Paese. Senza mai dimenticare che, come per la tecnologia, la semplificazione e tutto quanto produce e accelera l'innovazione e il cambiamento, anche la comunicazione si muove ormai a due velocità: quella nazionale e quella territoriale.
Anche se a volte le due velocità tendono a scambiarsi, è ormai evidente che il territorio è sempre più identificabile come il vero terreno di coltura e di sviluppo di idee e progetti che spesso sono diversi perché debbono funzionare in realtà non omogenee  mentre il nazionale deve definire e delimitare il percorso che tutti dobbiamo poi seguire.

La professionalità di cui parliamo si inserisce in maniera coerente e conseguente anche nel grande dibattito che dagli anni '90 si è aperto e che intende favorire l'affermarsi di quella pubblica amministrazione fatta di innovatori e di competenti che rappresenterà il volto moderno ed europeo delle nostre Istituzioni nel terzo millennio.
Questo perché con l'espressione professionalità noi intendiamo una competenza garantita, un valore riconosciuto, una codificazione contrattuale.
Università, Istituzioni, Aran e Sindacati sono dunque i soggetti chiamati in causa, coloro che vanno stimolati e coinvolti. Per questo la nomina di un Consiglio Scientifico che si affianca ai nostri organismi direttivi, capace di guardare oltre le nostre scrivanie e di ipotizzare scenari e idee nuove va salutata con grande interesse.
Non è più pensabile continuare a dare risposte evasive a tanti colleghi, non garantire qualche opportunità ai neo-laureati in Scienze della comunicazione e continuare a parlare sempre e solo usando i verbi al futuro.

Dopo tanti anni di semina adesso è il tempo del raccolto.
Anche per questo manterremo l'appuntamento annuale sui temi dell'evoluzione della nostra professione sapendo bene che occorrono risposte precise da chi deve e può altrimenti l'attuale procedere altalenante produrrà solo soluzioni improvvisate e rattoppi privi di logica.
In una parola, i comunicatori pubblici si candidano, con identico spirito e con più forti certezze, a essere i primi professionisti pubblici di quella moderna amministrazione che tutti richiedono.

Siamo in una fase storica nuova e decisiva e per questo abbiamo bisogno di sentire attorno a noi consenso e partecipazione.
Non sottovaluteremo le difficoltà del presente ma nemmeno le opportunità  del futuro.
I prossimi tre anni li consideriamo decisivi per quel salto di qualità che venti anni fa spinse un centinaio di noi a darsi una struttura organizzativa e un grande obiettivo.
In tutto questo tempo abbiamo sempre difeso con fermezza questo spirito delle origini che ancora una volta ci guiderà in questo impegnativo percorso.




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