Della lunga battaglia per il riconoscimento della figura del comunicatore pubblico si è parlato nell'incontro dal titolo "Quali professionisti per la nuova P.A.".
"È importante far capire ai cittadini e agli amministratori stessi l'importanza delle professioni non ordinistiche, come quella del comunicatore pubblico - ha detto introducendo i lavori Giuseppe Lupoi, presidente CoLAP, Coordinamento libere associazioni professionali -. Ogni professionista dovrebbe avere una qualifica e, nello stesso
tempo, essere soggetto a verifiche cicliche che attestino il suo livello di preparazione".
Il coordinatore della tavola rotonda Pierdomenico Lonzi, di "Comunicazione Pubblica", ha evidenziato il grave ritardo di 8 anni nell'applicazione della Legge 150 del 2000: "Governo, Aran e Sindacati confederali sono corresponsabili di questa lacuna, che ha provocato in moltissime persone sfiducia e disaffezione al sistema".
Sulla stessa lunghezza d'onda ha proseguito Franco Siddi,
segretario generale Fnsi: "La Legge 150 è una legge fantasma, presa in ostaggio per evitare che l'autonomia dei giornalisti costituisca nelle Amministrazioni Pubbliche una sorta di contropotere. Purtroppo marketing e promozione del politico di turno vengono ancora confusi con l'informazione e la comunicazione".
Antonio Crispi, segretario nazionale CGIL-FP, conferma la volontà del sindacato di continuare la battaglia già iniziata - anche grazie all'accordo con l'Associazione "Comunicazione
Pubblica" - e aderisce all'invito del moderatore di sollecitare anche le altre organizzazioni sindacali e l'Aran per concludere il percorso iniziato con il memorandum e le code contrattuali dove si erano individuati i profili dei comunicatori pubblici da inserire nei contratti della Pubblica Amministrazione.
Anche Gerry Ferrara, segretario generale Emilia-Romagna Uil-Fpl, ha ribadito la necessità di un impegno serio e condiviso per giungere a risultati contrattuali di legittimazione professionale.