Alcuni colleghi comunicatori ci hanno chiesto se esiste una chiave tecnica di lettura del populismo o, per riprendere un termine coniato nel dopoguerra per la scelta di qualcuno di costruirvi intorno addirittura un partito, del qualunquismo dilagante.
Rispondiamo che ce ne sono molte, con radici e caratteristiche molto diverse. Proponiamo qui una possibile interpretazione legata alla logica linguistica, l'argumentum ad populum.
Una tecnica utilizzata da oratori, eventualmente anche politici, che scelgono accuratamente le parole e la loro combinazione
con lo scopo di innalzare la temperatura emotiva.
Viene in pratica sfruttata la propensione delle persone, come ci ricorda Madsen Pirie, “ad accettare tutto quello che si adatta senza attrito alle sue convinzioni preconcette”. Pregiudizi ai quali l'oratore ricorre per avvalorare la sua tesi, senza in alcun modo porsi la domanda se siano o meno giustificati o razionali. “Chi commette questa fallacia – come la definisce Pirie – sta in pratica imboccando la via più facile. Invece di elaborare una tesi che induca le persona a convincersi,
gioca la carta delle emozione delle masse”.
Considerando che spesso appaiono come difensori dei deboli, degli oppressi contro i ricchi, i potenti, gli uomini d'affari, non è facile, ma sicuramente possibile, mettere in campo risposte efficaci.
Il comunicatore pubblico deve agire sullo stesso piano emozionale, utilizzando le sue capacità ed esperienze e puntando sui contenuti, su scelte e azioni credibili e sostenibili, smontando così una scatola che è vuota in partenza.
Non aspettare, invece, che
le cose, come è avvenuto tante volte nella storia anche recente, vengano rimesse a posto dal tempo.
(CT)