Una ricerca dell'Università Bocconi e ImparaDigitale sul digitale a scuola, presentata agli Stati generali della scuola digitale svolti a Bergamo, trae queste conclusioni: occorre fare una marcia indietro.

Oltre 600 mila risposte, di una indagine condotta su 848 genitori, 134 insegnanti, 80 consigli di classe e 1.499 studenti, hanno rivelato la necessità che la scuola si concentri anche diversamente, ad esempio sugli aspetti umani. Alla risposta se il digitale va usato a scuola o meno, i curatori della ricerca spiegano meglio che non si può parlare di innovazione puntando solo sul digitale senza un quadro progettuale ampio. Il cambiamento si può attuare se il docente praticherà maggiore ascolto degli studenti sviluppando "i talenti, supportarli rispettando i tempi di apprendimento, per renderli liberi di scegliere e sbagliare per diventare autonomi".

Incrociando le risposte dei figli e dei genitori vi è la percezione di una non sufficiente consapevolezza di questi ultimi sull'uso che i figli fanno dei mezzi tecnologici, percezione confermata anche dalle risposte divergenti.

Fra i dati significativi su quanto è utilizzato lo smartphone: i ragazzi della scuola primaria dicono fino alle 23:10 di sera, quelli della secondaria di primo grado fino alle 23:40, quelli della secondaria di secondo grado oltre la mezzanotte. A scuola il 23% lo usa solo a ricreazione, con il consenso dei professori il 72%, di nascosto il 23%. Gli studenti che lo fanno di nascosto, nell'ordine di grandezza,  è per: fare foto/video di nascosto, copiare, guardare video, chattare con i genitori, giocare, chattare con amici.