Nuova edizione - N° 343 del 14 aprile 2020
Vivere la pandemia in tempo reale

Il 7 gennaio 2020 le autorità cinesi informano l'Organizzazione Mondiale della Sanità-OMS di aver identificato nella provincia di Hubei un nuovo virus appartenente alla famiglia del coronavirus che prende il nome di 2019-nCoV.

A  partire da questo momento l'OMS conferma l'epidemia avente origine da un coronavirus sconosciuto mentre il 17 gennaio il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie-EDDC innalza il livello di rischio circa la possibilità che il virus raggiunga l'Europa a "moderato" e vengono stabiliti i primi controlli negli aeroporti internazionali, il 22 gennaio il governo cinese mette in quarantena la città di Wuhan espandendo poi la misura in tutta la provincia di Hubei che raggiunge quaranta milioni di persone con una misura di un'ampiezza mai disposta nella storia umana.

Il 26 gennaio l'OMS alza il livello della pericolosità della Cina a "molto alto" e al resto del mondo "alto", definendo il virus un rischio per  la salute pubblica mondiale fornendo direttive alle nazioni. "L'Italia colpita dal virus" titola a nove colonne un quotidiano il 30 gennaio dopo che l'Ospedale Spallanzani ha confermato la positività di una coppia cinese e la cintura di sicurezza scattata in gran segreto viene ufficialmente resa pubblica dal premier Giuseppe Conte e dal ministro della salute Roberto Speranza.

Da allora l'informazione sul virus è stata vissuta nel mondo in tempo reale alla stessa velocità della diffusione della pandemia creando una eccezionale emergenza comunicativa che ha coinvolto leader politici, scienziati, medici e operatori sanitari, protezione civile, giornalisti, agenzie di pubblicità, giganti del web e comunicatori della funzione pubblica insieme ai responsabili dell'ordine pubblico con una apparente unica narrativa ma con un cortocircuito comunicativo che ha disorientato le opinioni pubbliche che, in tempi di crisi, cedono alle emozioni e all'influenza della disinformazione.

Vale la pena di leggere il contributo di Eugenio Iorio, consigliere di "Compubblica" e docente dell'Università Suor Orsola Benincasa e del Link Campus pubblicato sul Forum P.A. (https://www.forumpa.it/open-government/comunicazione-pubblica/comunicazione-in-emergenza-il-ruolo-della-pa-per-uninformazione-certificata) sulla comunicazione in emergenza che mette in luce il ruolo fondamentale nei processi di comunicazione della Pubblica Amministrazione come attore di riferimento per separare i fatti dalle opinioni con la produzione di informazione dimostrata e la definizione di un sistema di fonti certificate.

Essenziale la domanda di Eugenio Iorio anche per le riflessioni e le riforme che dovranno essere fatte dopo l'emergenza: "In un paese a democrazia evoluta, chi deve parlare in eventi potenzialmente catastrofici, che possono generare un danno collettivo enorme?".

Nelle situazioni di rischio, di emergenza e di crisi – ci ricorda Eugenio Iorio – "ma anche nella lotta contro le fake news e la misinformation è indispensabile che l'informazione sia certificata, puntuale e capillare" aggiungendo "la P.A. ha il dovere di inviare le informazioni certificate in termini di continual communication social improvement dove e quando servono, attivando una comunicazione virtuosa bidirezionale con i cittadini nel totale rispetto delle normative privacy".

Sono valide – o dovrebbero esserlo – per tutti le linee-guida dell'OMS:
    -     Costruire fiducia
    -     Annunciare tempestivamente
    -     Essere trasparenti
    -     Rispettare le preoccupazioni del pubblico
    -     Pianificare le azioni con anticipo

a cui Eugenio Iorio aggiunge cinque principi strategici: "centralizzare le informazioni, evitare le informazioni in eccesso, evitare le previsioni in assenza di certezze e alla presenza di dati incerti, evitare personalismi e gesti eclatanti, coordinare il sistema delle informazioni abilitando flussi certificati e coordinando i media".

Buona lettura!

#iorestoacasa

Pier Virgilio Dastoli





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