La scarsa affluenza alle urne delle recenti elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria costringono anche noi comunicatori pubblici a una riflessione. Non tanto sulle dinamiche partitiche, quanto su quelle istituzionali.

A noi interessa poco la rincorsa delle notizie e delle analisi del voto da parte di studiosi, di improvvisati tali, di anchorman o anchorwoman, di ex giornalisti diventati oggi uomini di spettacolo che puntano l'accento soprattutto sulle divisioni della politica. Come in qualsiasi gara sportiva, vince chi taglia prima il traguardo.
Ciò che preoccupa noi comunicatori è la tendenza, ormai ultra ventennale, a mescolare prepotentemente la comunicazione politica con quella istituzionale pubblia, disorientando il cittadino, trasformandolo quasi in un consumatore più che un soggetto con diritti e doveri.
Un orientamento che siamo costretti a registrare anche in numerose amministrazioni pubbliche dove nei bandi per ricercare comunicatori ci si "dimentica", sempre più spesso, della Legge 150/2000. E dello sforzo che siamo chiamati a svolgere quotidianamente per garantire il diritto alla conoscenza delle attività che un'Istituzione assicura, per obbligo o per scelta, ai suoi referenti finali.
E' quindi richiesto a noi tutti uno sforzo in più: non basta attivare il circuito della comunicazione, ma occorre sempre di più intercettare il "sentiment", comprendere ciò che effettivamente il cittadino si aspetta dalle Istituzioni, da quelle che costituiscono il sistema del governo locale (Regione, Provincia, Città metropolitana, Comune) a quelle centrali.
La nostra Associazione ha in programma una serie di iniziative di formazione, di sensibilizzazione, di riflessione e confronto nel 2015 alle quali chiediamo fin d'ora ai comunicatori di dare il proprio contributo, per frenare questa pericolosa deriva.

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