Doveri antiriciclaggio della pubblica amministrazione
La Comunità di pratica dei RPCT-Responsabili Prevenzione Corruzione e Trasparenza, realizzata dalla Scuola Nazionale dell'Amministrazione in attuazione del Quinto Piano d'Azione Nazionale per il governo aperto, prevede maggiore integrazione tra le misure di prevenzione della corruzione e del riciclaggio al fine di sfruttare ogni possibile sinergia tra i relativi apparati, pervenire a una valutazione e gestione integrata dei relativi rischi, rendere più decisa l'azione di sensibilizzazione delle pubbliche amministrazioni al rispetto degli obblighi di comunicazione delle operazioni sospette.
Le attività espressamente dedicate all'antiriciclaggio si sono sviluppate in due direzioni: eventi formativi rivolti a tutti i partecipanti e approfondimenti sugli assetti organizzativi con le prassi adottate da alcune amministrazioni pubbliche che negli ultimi anni avevano trasmesso comunicazioni di operazioni sospette ai sensi dell'art. 10 del D.lgs 231/2007 (normativa antiriciclaggio).
L'indagine ha coinvolto i Gestori di 23 Pubbliche Amministrazioni (Comuni, Regioni, Province, Città Metropolitane, Società pubbliche nazionali e Enti, società, aziende pubbliche regionali o locali), identificate dalla UIF-Unità di Informazione Finanziaria presso la Banca d'Italia, con due criteri: criterio segnaletico e criterio temporale. Alla data del 30 settembre 2021 risultavano iscritte al portale Infostat-UIF 147 amministrazioni pubbliche, ma solo 35 hanno inviato comunicazioni di operazioni sospette di riciclaggio e di quest'ultime 27 erano Comuni, Enti territoriali, Camere di Commercio e ASL. Il campione, quindi, ha coinvolto il 65% delle amministrazioni segnalanti, con un'incidenza di enti nazionali che è di 5 punti percentuali più bassa rispetto al dato reale (17% contro il 22%).
Le interviste hanno portato alla luce alcune esperienze “virtuose” che hanno consentito di cominciare a delineare un possibile modello organizzativo e operativo per le P.A., utili per l'efficace applicazione delle misure antiriciclaggio nel settore pubblico. L'indagine rivela che lo strumento della comunicazione di operazioni sospette ha un enorme potenziale nel momento in cui viene attivato in modo integrato e sinergico, diventando parte integrante del normale svolgimento dell'azione pubblica.
Dalla rilevazione svolta è emerso come le esperienze virtuose analizzate abbiano tenuto conto di queste esigenze e messo a fattor comune presidi, controlli, uffici, funzioni. Questo trova conferma nelle esperienze meno virtuose che, per contro, lasciano emergere lacune nella capacità di vedere i rischi e i presidi in modo integrato.
Un secondo ordine di riflessioni concerne il valore pubblico dell'antiriciclaggio in quanto è emerso che per la quasi totalità dei Gestori, l'appoggio degli organi di indirizzo non ha rappresentato un fattore determinante per l'invio della comunicazione alla UIF, così come è emerso che l'antiriciclaggio non ha dato vita ad alcuna forma di comunicazione istituzionale. La totale assenza di rendicontazione di questa attività, così importante se pensiamo alla tenuta economica e sociale di un intero territorio, dimostra come antiriciclaggio e consenso elettorale viaggino ancora troppo spesso su rette parallele. Lo stesso vale per la mancata acquisizione da parte dell'ente di eventuali segnalazioni di fenomeni di riciclaggio da parte della società civile. I dati raccolti dimostrano come la funzione chiave antiriciclaggio che la pubblica amministrazione è chiamata a svolgere sia largamente nelle mani degli uffici amministrativi, come se il dovere sancito dalla norma entri a far parte del circuito “adempimentale” che riguarda il burocrate e non riguarda il politico o la società civile.
Un terzo spunto riguarda il modello di PA che emerge dall'analisi a tutela della legalità e dell'integrità. Ciò appare quanto mai rilevante nell'attuale momento storico,tenuto anche conto dei numerosi impulsi ritornati dalla legislazione alla maggiore efficacia ed efficienza dell'azione pubblica da declinarsi in modo sempre più stretto con istanze di tutela della legalità e dell'integrità.
L'adesione al sistema antiriciclaggio non può risolversi in soluzioni formali e burocratiche, ma deve essere motore di comportamenti efficaci, risultati misurabili, effettivi ritorni in termini di trasparenza, responsabilità e reputazione della stessa amministrazione.
I fattori emersi nell'indagine, che hanno reso concretamente possibile inviare alla UIF comunicazioni di operazioni sospette, sono il risultato di scelte e di percorsi intrapresi insieme agli uffici, che hanno consentito di sviluppare nelle persone, e negli assetti organizzativi nei quali esse operano, qualità indispensabili per la prevenzione del riciclaggio: competenze; consapevolezza; capacità di controllo; predisposizione al dialogo; assunzione di responsabilità.
Fonte: https://sna.gov.it/
|